Bebè in acqua: i benefici del nuoto neonatale

Se gli adulti imparano a nuotare, i neonati non l’hanno ancora dimenticato.  L’acqua è l’ambiente più congeniale ai bambini appena nati che hanno vissuto i primi nove mesi avvolti dal liquido amniotico.

Recenti studi medici e psicopedagogici dimostrano che l’acqua è fondamentale nello sviluppo psicofisico ed emozionale del neonato, oltre ad essere un’importante occasione di condivisione di tempo e gioco con i propri genitori nei primi mesi di vita.

«Nei primi mesi di vita i bimbi non sono in grado di afferrare le cose, mentre con l’acqua riescono a giocare: è qualcosa che possono toccare, senza avere problemi perché non sono in grado di “prenderla in mano”», spiega Farnetani, pediatra milanese sentito dall’Androkonos Salute. L’uso del tatto e dei riflessi stimolano il cervello e l’intelligenza e l’acqua ha un potere calmante che assicura sonni più tranquilli.

L’estate è il momento ideale per cominciare. Farnetani suggerisce infatti l’acqua del mare, di gran lunga migliore di quella della piscina. L’unico accorgimento è accertarsi che la ferita del cordone ombelicale si sia rimarginata. In genere è sufficiente una settimana, ma è necessario prestare attenzione perché le infezioni all’ombelico possono essere pericolose.

Fini ai 6 mesi di vita del neonato non c’è nemmeno il rischio di soffocamento se il bambino dovesse finire con la testa sott’acqua. Nel bagaglio genetico di riflessi che il bambino porta con sé dalla nascita c’è un automatismo che consiste nella chiusura automatica e involontaria dell’epiglottide che impedisce che l’acqua finisca nei polmoni.

Per i bambini nati in autunno e inverno, il nuoto neonatale può cominciare in acqua dolce. Non in piscine normali, ma in veri e propri centri studiati appositamente per i corsi di acquaticità neonatale che garantiscono ricambio d’acqua continuo, prodotti  compatibili con la pelle dei neonati e la temperatura dell’acqua costante, tra i 30 e i 34 gradi.

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